Mi piace paragonare il “Diario di Resilienza” della Hope Running alle novelle del Decameron del Boccaccio.
Proprio come l’autore della famosa opera ha descritto tramite le dieci novelle l’epidemia della peste dilagata a Firenze nel 1348 così, tramite tutti noi, la onlus Hope Running raccoglie le nostre testimonianze di fronte all’epidemia del Covid-19 nell’anno 2020.
La quarantena mi ha dato l’opportunità di “sospendere” la vita, di rallentare gli impegni e di avere più tempo a disposizione per me stessa.
La mia testimonianza è del tutto simile a quella di molte altre donne: conduco regolarmente la vita cercando di volgere tale situazione a mio vantaggio. Il tempo a disposizione si è amplificato gli impegni si sono ridotti e questo rappresenta un vero tesoro da sfruttare per dedicarmi a ciò che amo: lettura, riflessioni, figli.
La mia fortunata condizione mi porta però a riflettere ed a considerare i sacrifici di quelle persone che sono costantemente, per lavoro o volontariato, a rischio di contrarre il virus e, di conseguenza, di contagiare i propri familiari, a quelle persone ritrovatesi senza alcun reddito da un giorno all’altro, agli anziani e a coloro che hanno perso parenti o amici.
Ed è per queste persone che la parola “Resilienza” esprime il significato più puro del termine, cioè la capacità di far fronte alle difficoltà nonostante tutto, magari riuscendo anche a sfoderare un sorriso pieno di speranza…affinché questo arcobaleno ormai diffuso su finestre, balconi e bacheche social, possa davvero fungere da ponte colorato per farci attraversare questo terribile periodo.
Luisa